GRAPPA DI MOSCATO BERTA “SA CARDIGA E SU PISCI”

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GRAPPA DI MOSCATO BERTA “SA CARDIGA E SU PISCI”

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Grappa di Moscato Berta “Sa Cardiga e Su Pisci”. -Distillerie Berta- bottiglia da 700ml

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Descrizione

GRAPPA DI MOSCATO BERTA “SA CARDIGA E SU PISCI”

Grappa affinata di moscato di color giallo ambra limpido dal sapore morbido con sentori di albicocca e pesca. Il profumo e’ elegante ed armonioso.

VITIGNO: Moscato

SISTEMA DI DISTILLAZIONE: Discontinuo in caldaie di rame a vapore

PROFUMO: Elegante, armonioso

SAPORE: Morbido, piacevolmente aromatico

GRADAZIONE: 40%vol

Brand

Distillerie Berta

La storia

Una famiglia contadina per la grappa. Quattro generazioni di Berta

Quattro generazioni per la grappa, quattro generazioni per arrivare a creare la modernissima distilleria dei Berta di Roccanivo a Casalotto di Mombaruzzo, quattro generazioni che hanno inizio l’11 luglio 1866 con la nascita di Francesco Berta. Era il tempo, quello, in cui Roma non era ancora capitale, in cui la Spedizione dei Mille si era appena conclusa e Vittorio Emanuele II era ancora Re d'Italia. Era il tempo della semplicità e della vita rurale, del sacrificio e del rispetto delle tradizioni. Francesco Berta, come in tutte le famiglie contadine, lavora fin da bambino nelle vigne e in cantina, e con preveggenza e audacia, appena cresciuto si guarda attorno alla ricerca di clienti per vendere il suo prodotto. A ventidue anni sposa Erminia Barbero e dalla loro unione nascono nel 1889 Giovanni e nel 1905 Michele. Nel rispetto della tradizione contadina del tempo, che consigliava di non dividere la proprietà, Francesco decide di affidare al primogenito Giovanni il lavoro da lui intrapreso, mentre a Michele è data la possibilità di studiare e laurearsi in farmacia. Negli anni Trenta, quindi, Michele apre una farmacia a Milano, mentre Giovanni continua il lavoro del padre, che verrà continuato e accresciuto dal figlio Paolo, con la fondazione nel 1947 della prima distilleria a Nizza Monferrato.

La scelta del mestiere di farmacista

L’indirizzo che Francesco sceglie per il lavoro di suo figlio è curioso per il tempo dato che tradizionalmente il secondo figlio veniva avviato al seminario, ma molto significativo per il futuro imprenditoriale della famiglia Berta. La farmacia avviata da Michele costituiva un obiettivo ambizioso, anche se non era il grande negozio di oggi, rappresentava un ambiente dall’elevato prestigio, era luogo di cura, ma anche di ricerca in un campo così vasto da comprendere sia l’erboristeria sia la chimica. Era, poi, abituale la produzione artigianale di liquori con virtù benefiche e terapeutiche, resa possibile dalla collaborazione a distanza dei due fratelli. Giovanni gli forniva, infatti, la Barbera chinata e l’elisir di Moscato passito, proposti in bottiglia, ma anche a bicchiere in farmacia.

Si concretizzano le intuizioni di Francesco

L’apertura milanese della farmacia, esemplare per quei tempi, permette all’azienda vinicola dei Berta di Roccanivo di indirizzarsi verso nuove esperienze commerciali in città come Genova, Torino, Brescia, Bergamo, attivando, così, quei circuiti virtuosi tra produttore e consumatore che hanno consolidato per un secolo la civiltà del vino, non solo attraverso i rapporti fiduciari tra persone, ma anche grazie ad una preziosa mediazione di esercenti esperti e competenti. Le intuizioni di Francesco Berta avevano dato una sicura e moderna prospettiva alla famiglia, che nel frattempo si rafforza con la nascita dei nipoti Francesco, Teresina, Erminia, Maria e Paolo. Il loro apporto positivo consente ai Berta di superare senza gravi difficoltà le terribili crisi del primo dopoguerra, che aveva penalizzato molto l’economia del vino. Proprio da Asti e da un sindaco che si chiamava Vigna, partì la battaglia nazionale contro il dazio metropolitano del vino, una tassa, detestata da contadini e consumatori, che mortificava i rapporti tra campagna e città. Affidata a società private si concretizzava, infatti, in ricatti ed estorsioni, tanto più che veniva riscossa prima della consegna del prodotto. Ultimo di cinque figli, è Paolo a continuare e accrescere il lavoro del padre. Con grandi difficoltà e sacrifici ha l’opportunità di studiare e mentre infuria la seconda guerra mondiale si diploma enotecnico nel 1947 ad Alba. Decide, quindi, di integrare l’azienda di famiglia con l’apertura della “Distilleria Berta di Berta Paolo” a Nizza Monferrato. L’apertura coincide con il matrimonio di Paolo e Lidia Giovine. Strana coincidenza, destino o inevitabile circostanza, questa dolce unione determina una storia fondata sulla famiglia, che dà solidità e prospettive all’azienda. Storia sicuramente diversa se non fosse stata costruita solidamente sul nucleo familiare, sull’integrazione e sulla progressiva sostituzione delle generazioni.

La strategia della qualità

La strategia della qualità può essere definita come lo sfondo adottato dalla Distilleria Berta di Berta Paolo, può essere considerata il fil rouge che unisce e mette in contatto le quattro generazioni che nell’evoluzione, nello sviluppo e nella crescita non l’hanno mai abbandonata. Dopo le prime esperienze di lavoro come enologo nelle case vinicole della zona, l’idea di Paolo è quella di produrre grappe e liquori ricercando nuovo valore aggiunto per i prodotti vinicoli dell’impresa familiare. Così facendo, passo dopo passo, la piccola distilleria fa conoscere i suoi prodotti all’estero in speciali bottiglie in ceramica e cristalli particolarissimi, grazie ai soggiorni di persone provenienti da Germania, Svizzera, America, Australia che nella vicina Canelli andavano a visitare le grandi industrie spumantiere, prime avanguardie del turismo d’affari. In questo contesto Paolo e Lidia restano nella dimensione artigianale con l’obiettivo di mantenere e migliorare una qualità ormai persistente e consolidata. Sono gli anni dell’esplosione economica in cui altre distillerie ad impronta industriale puntano sul grande mercato e sui numeri di vendita, sono gli anni in cui entrano in scena Gianfranco ed Enrico, figli di Lidia e Paolo, che con coraggio decidono di non adattarsi, di non accontentarsi, non si fanno attrarre dall’utile e dal guadagno immediato, dai grandi numeri. Continuano la tradizione di famiglia. Restano artigiani. Puntano alla qualità.  

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